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Immagine del redattoreNina Ferrari

La signora Eugenia: incontri straordinari quando meno te lo aspetti


Racconto biografico - memorie - incontri straordinari - umorismo

Quando inventi qualcosa che non esiste, o non esiste proprio nel modo in cui l'hai concepito tu, come nel caso de Il Tuo Biografo, una delle questioni più spinose e, al tempo stesso, fondamentali, è dire alle persone che ci sei.

Certo, questa è una circostanza che accomuna tutti quelli che iniziano, ma un conto è dire «faccio l'avvocato», o «il professore», o «il fioraio», un conto è presentarsi da qualcuno e dirgli: «Ciao, faccio il biografo».

No, non è la stessa cosa.

In questa fredda giornata di dicembre ho camminato in lungo e in largo nella mia città per dire ad alcune selezionate persone che esisto. Non ho detto loro proprio «ciao, faccio il biografo», però, anche spiegando con maggiore cura tutto il progetto, ugualmente qualche sguardo sgomento l'ho attirato.

Un signore mi ha detto: «Quindi, fai cose un po' strane».

Il suo volto era tutt'altro che divertito.

Eppure, devo dire, c'è molto calore là fuori. Mi sono imbattuta in entusiasmo e incoraggiamento, curiosità generica e reale interesse; ma, soprattutto, in tanti in bocca al lupo. Incontrare le persone, parlare con loro, veramente, proprio perché sono loro, è una cosa che ho sempre amato. Anche quando si tratta di uno sfiorarsi fugace: perché, se l'incontro è autentico, mi lascia sempre un solco profondamente vitale.

Come è accaduto con Eugenia, una signora che fin da subito mi ha guardata con la faccia di chi pensa: «Oddio, e questa ora cosa mi vorrà vendere?». Quando le ho detto la parola "biografo" ero preparata al fatto che lei premesse il suo bottone nascosto di espulsione immediata. Ma non è stato così. Man mano che parlavo, il suo volto da interdetto si è tramutato in divertito, per esplodere in un sorriso che non mi ha neppure lasciato terminare il discorso.

«Ma è una cosa meravigliosa!», ha strepitato Eugenia. «Ne devo parlare a tutti, lasciami i tuoi contatti». Eugenia in quel momento mi aveva quasi adottata. E io, da una donna che sa tingere il suo viso di tante varie espressioni, mi faccio sempre adottare volentieri. Solo a quel punto le ho chiesto il suo nome. E lei, fieramente: «Eugenia».

Quando, stringendoci la mano, le ho detto che mi chiamavo Nina, Eugenia si è fatta seria seria: «Nina è un nome raro da queste parti, ma è un nome per donne forti, come Alessandra, come Eugenia». Così dicendo assumeva un portamento sempre più statuario.

In quel momento non c'era più molto da dire: lei mi aveva riconosciuta come spirito affine e io ne ero lusingata. «Mi piace Il Tuo Biografo e ti auguro molta fortuna», ha sentenziato stringendomi ancora la mano. La conversazione con Eugenia si era conclusa, ma il sapore pieno dell'incontro con lei mi accompagna ancora dopo ore.

Uscendo dal palazzo in cui lavora Eugenia mi sono sentita un po' più statuaria anch'io, per qualche breve attimo.

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