A volte i "grandi" progetti nascono per caso. Seduto sul divano o mentre guardi una vetrina, quando hai lo sguardo perso oltre lo schermo o mentre raggiungi l'armadio per prenderti una bibita, l'idea che non c'era ti balza addosso cogliendoti del tutto impreparato e non ti lascia tregua finché non decidi di seguirla. Capita con le piccole cose come con quelle grandi - tra queste ultime io pongo anche la creazione di questo progetto, quello de Il Tuo Biografo, come ho già avuto modo di spiegare - ma il modo in cui diventa necessario abbracciarle è esattamente lo stesso.
Più di un anno fa mi capitò proprio questo quando, dovendo trovare un oggetto preciso nella cantina di mia nonna - una di quelle missioni da cui non ci si può esimere, ma che si affrontano con un peso sul cuore - decisi all'improvviso di metterla in ordine. Tra il primo giorno, in cui affermai con fermezza di voler mettere mano alla questione, e l'ultimo, in cui dichiarai terminato il lavoro, condotto tra weekend e qualche pomeriggio libero, passarono dieci mesi: dieci mesi di fatica, polvere e grandi emozioni. È di queste ultime che intendo parlare.
Mia nonna, che fortunatamente sembra essere piuttosto determinata a raggiungere i cent'anni, fa parte di quella generazione di anziani che ha vissuto nel pieno della propria giovinezza la Seconda Guerra Mondiale; ha vissuto la povertà, il razionamento, la liberazione e la crescita. Conosce il valore degli oggetti più infimi, e infatti li conserva tutti, «perché non si sa mai». In quasi un secolo di vita ha collezionato più tappi di bottiglia di chiunque altro essere umano sulla Terra. La sua cantina rispecchiava esattamente questo spirito.
Accingersi a una simile operazione comporta dei rischi, lo ammetto. Innanzitutto la nonna potrebbe non essere d'accordo, il che condurrà a sessioni di negoziazione intensa su quale sia il limite tra il «mettere in ordine» e il «distruggere tutto ciò che d'importante esiste a questo mondo». Inoltre sarà possibile imbattersi in un armadietto da cucina poggiato su uno scatolone degli anni Sessanta, inserito dentro un bauletto pieno di vecchie lettere sorretto da una sedia a tre gambe - la quarta è stata erosa dai tarli - in «perfette condizioni». Provate voi a recuperare il sacchetto ripieno di tappi di sughero dentro l'armadietto da cucina.
Il punto è che, se trovi un accordo di non belligeranza con la nonna, se riesci a evitare l'enfisema polmonare per la polvere (la nube atomica che si solleva quando ritrovi un lampadario decrepito avvolto in un giornale che celebra il compimento dei quattro anni di età del Principe Carlo d'Inghilterra - che ora ne ha più di settanta, per inciso - può essere piuttosto letale); se, infine, ti riveli capace di scansare la morte tutte le volte in cui ti avvicini a nuove pile di oggetti accatastati; ecco, se tutto questo accade, finisce che sopra al divano - dentro la credenza - in fondo al cassetto - tra i tappi di sughero - troverai la fotografia dei genitori della tua nonna. Proprio quelli che aveva perso da bambina in un brutto incidente, che non rivede da più di ottant'anni, ma a cui pensa commuovendosi tenendo tra le dita rugose la fotografia che le hai trovato tu, oh nipote ingrata! Ti racconterà che si chiamavano Pietro e Maria, che lui era molto elegante e fiero, che lei aveva un buonissimo profumo. La nonna a questo punto ti chiederà se, oltre a questa, hai trovato altre foto. E tu, che quasi quasi stavi per desistere, tornerai giù in cantina per ricominciare a scavare.
Una nota su Racconti della Cantina
I Racconti della Cantina sono una raccolta di sei storie autobiografiche che in parte descrivono come sono arrivata a diventare un biografo di professione. I fatti narrati, che mi sono tutti realmente accaduti, si sono svolti nell'arco di un anno circa, tra il 2015 e il 2016: in quel periodo stavo cercando alcune risposte sulla mia vita, che volevo trasformare in meglio, sia dal punto di vista personale che soprattutto sotto il profilo professionale. Mentre riordinavo la cantina, cocciuta come un mulo impolverato e affaticato (oltre che in incognito, naturalmente, perché la nonna non mi scoprisse), certo non pensavo che organizzare quegli spazi avrebbe anche creato posto a un'idea che mi avrebbe cambiato la vita: eppure è proprio quello che è successo quando alla fine di quel percorso ho fondato il progetto de Il Tuo Biografo. Per me la cantina della nonna - che purtroppo se n'è andata alla fine dell'ottobre del 2018 - è una specie di allegoria esistenziale e I Racconti della Cantina, che all'inizio avevo cominciato a scrivere più per diletto che per esprimere grandi significati sulla vita, si sono rivelati essere molto più personali di quanto avrei mai potuto immaginare. Perché parlano di me, delle mie radici e della mia famiglia paterna; ma anche perché raccontano in sei affreschi abbozzati alcune lezioni apprese sulla mia pelle, su cosa significhi riflettere su se stessi e sulla propria biografia: ciò che ho imparato allora lo metto oggi in pratica nel mio lavoro, ogni giorno. Ecco, dunque: se ti va di sapere qualcosa di più di Nina Ferrari come persona, I Racconti della Cantina sono un buon punto d'inizio. Se vuoi leggerli tutti, clicca qui.
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