Cosa c'è di più tradizionale di un luogo?
Presi dalle incombenze della nostra vita quotidiana, solchiamo le strade delle nostre città, dei paesi in cui abitiamo, senza riflettere su quanti altri, e in quante altre epoche, lo abbiano fatto prima di noi. Non pensarci è piuttosto normale, anzi, bizzarro sarebbe il contrario.
Eppure ogni tanto soffermarsi sulla storia che trasuda dalle pietre di cui sono costruite le città in cui abitiamo potrebbe aiutarci a prendere un po' più sul serio le nostre radici, perché parte della nostra identità risiede nei luoghi che attraversiamo e, proprio per questa ragione, prenderci cura di noi stessi equivale a prenderci anche cura - a volte basterebbe solo prestarvi attenzione - delle vie su cui passeggiamo quotidianamente.
Infatti ogni città, ogni strada, ogni luogo, mette a confronto nello stesso spazio epoche differenti. E, in questo senso, muoversi tra piazze, viali e vicoli rappresenta a volte più un viaggio nel tempo che nello spazio. Qualcuno un tempo si appoggiò sul muretto di quella chiesa per prendere riposo; la lunga sottana di una signora sfiorava proprio il pavimento cui cui oggi poggiano le nostre sneakers; per non parlare delle personalità importanti che vissero e morirono nel castello di fronte a cui ogni giorno passiamo incuranti. Potremmo respirare quelle risate o quegli affanni, ma siamo concentrati su un presente fugace che neppure si fa raccontare. E così a poco a poco perdiamo la capacità di far evocare il passato dai luoghi che ci circondano. Le strade, invece di essere narratrici, si fanno funzionali. Del resto questo non è forse il modo un po' leggero in cui troppo spesso concepiamo persino noi stessi?
I luoghi ci parlano di antichi usi che oggi sono scomparsi e si prestano a noi perché li possiamo vivere, in libertà e rispetto, creando nuove tradizioni. Noi siamo la storia di quelli che verranno. Che segno vorremmo lasciare loro, se saranno in grado di ascoltarci?