Quello che vi propongo oggi è uno dei più famosi e memorabili monologhi di Charles Chaplin. Tratto da Luci della Ribalta, del 1952, vede i due protagonisti - il vecchio clown fallito Calvero e la giovane e infelice ballerina Terri - riuniti una stanza parlare della vita a cui lei aveva tentato di rinunciare col suicidio da cui lui l'aveva salvata. Si tratta di un monologo particolarmente memorabile e perciò, oltre a proporvi lo spezzone del film, vi propongo anche la sua trascrizione:
«Sì, la vita è meravigliosa, se non se ne ha paura. Tutto quello che ci vuole è coraggio, immaginazione... e un po' di soldi», dice Calvero alla giovane convalescente.
Ma la ballerina Terri, confinata a letto, piange: «Non posso più danzare... le mie gambe!»
«Oh, è isterismo, è lei che lo vuol credere!», continua Calvero, «Altrimenti si batterebbe. Per cosa dovrebbe battersi? Per tutto! Per la vita stessa, non le basta forse? Per viverla, soffrirla, goderla. Per che cosa battersi... La vita è una bella, magnifica cosa! Anche per una medusa! Oh! Per che cosa dovrebbe battersi... e poi lei ha un'arte, la danza».
«Non si danza senza le gambe!»
«Conosco un uomo senza braccia che sa suonare uno scherzo sul violino con le dita dei piedi. Il guaio è che lei non vuole battersi, lei si è arresa, non fa che adagiarsi sui malanni e sulla morte. Ma... c'è una cosa altrettanto inevitabile quanto la morte, ed è la vita. Viva! Viva! Viva! Pensi alla forza che è nell'universo, che fa muovere la terra e crescere gli alberi. E c'è la stessa forza dentro di lei, purché solo abbia il coraggio e la volontà di usarla».
Qui invece potrete fare partire lo spezzone:
È un meraviglioso inno alla vita, alla forza e al coraggio che servono per affrontare le avversità, anche le più insormontabili. Perché, se è vero che la morte è per tutti inevitabile, lo è del resto anche la vita. E allora tanto vale battersi perché sia piena e magnifica. Aggiungiamo noi: perché l'alternativa a questo è la certezza dell'infelicità o del nulla. Quindi perché non concedersi la possibilità della gioia?
Luci della Ribalta, un film dalla storia travagliata
Molto particolare è la storia che sta dietro alla fortuna di Luci della Ribalta, che a ben vedere può essere considerato come l'ultimo vero capolavoro dell'attore, regista e sceneggiatore. Dopo aver conquistato fama e successo assoluti nel corso di una lunga carriera a Hollywood, Charlie Chaplin, che non aveva mai dichiarato le proprie opinioni politiche apertamente, ma che si era sempre professato pacifista, fu accusato, proprio nel 1952, di maccartismo. Luci della Ribalta, terz'ultimo lavoro dell'artista, e l'ultimo che avrebbe girato a Hollywood, rimase perciò inedito negli Stati Uniti, nonostante il suo profondissimo contenuto esistenziale e poetico. Nello stesso anno il governo allontanò il regista dal Paese - Chaplin era infatti ancora cittadino britannico.
Chaplin si stabilì quindi in Svizzera e negli anni successivi produsse ancora due soli film: Un re a New York e La Contessa di Hong Kong, quest'ultimo con Sophia Loren e Marlon Brando, entrambi a dire il vero non all'altezza delle opere completate negli anni precedenti. Nel frattempo si dedicò alla composizione della colonna sonora di diversi suoi vecchi lavori - tra cui anche a quella del Monello, a ben cinquant'anni dalla sua uscita nei cinema. Charles Chaplin, artista a tutto tondo, era infatti anche un ottimo compositore: sua era anche la colonna sonora di Luci della Ribalta, composta assieme a Raymond Rasch e Larry Russell.
Chaplin poté fare ritorno negli Stati Uniti solo nel 1972, quando fu invitato alla cerimonia dei Premi Oscar per ritirare il premio alla carriera. Nell'occasione gli fu assegnata anche la statuetta per la migliore colonna sonora, quella appunto di Luci della Ribalta, un film uscito ben vent'anni prima e solo in quel momento riconosciuto per il capolavoro che era. Si noti che nel frattempo il co-autore delle musiche Larry Russel era addirittura morto, poco dopo l'uscita del film che gli avrebbe meritato il premio.
Ritornato in Svizzera, Charles Chaplin vi morirà il 25 dicembre 1977. Si dice che odiasse il Natale.
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