Creare un progetto come quello de Il Tuo Biografo mi ha richiesto, come alcuni di voi sanno, un grande studio preparatorio. Sviluppare un'idea così vasta e allo stesso tempo concreta, poggiata su basi etiche solide e su presupposti anche pratici - ad esempio: come redigere un accordo di riservatezza, che garantisca la privacy di chi mi si racconta? O dove trovare artigiani che sappiano creare un libro bello e duraturo, una volta scritto e impaginato? - richiede grande pianificazione. A cui prima di lanciare questo progetto mi sono dedicata per quasi un anno.
Allo stesso tempo, il mio lavoro richiede anche un continuo aggiornamento: che si tratti di analizzare nuove tecniche di intervista o di lavorare su me stessa per poter affrontare in modo professionale ogni tipo di confessione, interessarmi a tutto ciò che ha a che fare con questioni biografiche, autobiografiche, psicologiche o archivistiche, giusto per nominare solo i primi settori che mi vengono in mente, è fondamentale per me. Conoscendo questo presupposto, non sarà difficile immaginare con quanta gioia io abbia scoperto l'attività di una ricercatrice statunitense, Margot Note, che per una serie di circostanze fortuite un giorno d'estate ho incontrato - solo virtualmente s'intende! - su LinkedIn. E come abbia goduto venendo a sapere che dall'altra parte del mondo esiste una persona che, come me, cerca di prendersi cura delle singole memorie di sconosciuti! È stato molto emozionante.
È grazie a lei, tra l'altro, che sono entrata in contatto con il gruppo internazionale dei Personal Historians, che è nutrito di figure che, proprio come me, si occupano di preservare attraverso diversi media la storia personale degli individui e che oggi frequento assiduamente anch'io (se ricordate, in questo articolo fummo intervistati in merito al modo migliore per affrontare le feste in famiglia: naturalmente dal punto di vista biografico!).
La carriera di Margot Note nasce nel segno dell'archivistica, di cui è una grande appassionata e specialista. Ma, dopo più di quindici anni di esperienza, comincia ad accarezzare l'idea di poter non solo essere d'aiuto a enti pubblici e privati di grandi dimensioni - basti pensare alla sua pluriennale collaborazione con l'organizzazione no-profit World Monuments Fund di New York, che si occupa della preservazione del patrimonio culturale dell'umanità in varie parti del mondo, compresa l'Italia - ma di poter spendere questo capitale di conoscenza anche a un livello più privato e familiare. Nel 2016 nasce così la sua azienda di consulenza, la Margot Note Consulting, con la quale Margot si pone l'obiettivo di preservare - e, all'occorrenza, anche aiutare a raccontare - il patrimonio familiare che è costituito dalle sue memorie, siano esse rappresentate da oggetti antichi o da fotografie o documenti ritrovati in cantina (vi ricorda qualcosa? A me, ovviamente, sì!).
Di fatto, Margot si occupa di preservare e far parlare i supporti di memoria che spesso ci ritroviamo a ereditare senza ben sapere cosa farne (di questo argomento, se ricordate, ho scritto anch'io più in profondità in quest'articolo). E, invece di invitarci a riporre tutto nuovamente in umidi scatoloni da accatastare in soffitta, o addirittura a liberarcene senza pietà, ci spiega come trattare questo genere di oggetto, come prendercene cura e come fargli raccontare quella storia che, in parte, è anche la nostra. Ovvero ci aiuta a essere un po' archivisti anche noi, nel nostro piccolo.
Margot è disponibile a dispensare la propria consulenza, o a indirizzare chi ne abbia bisogno verso l'esperto più adatto secondo l'esigenza di ognuno, ma per i più indipendenti ha redatto un vero e proprio manuale di archivistica-fai-da-te, specificamente pensato per rispondere alle domande, anche molto pratiche, di chi si trova ad affrontare una situazione molto comune a noi tutti: proprio quella dello scatolone rinvenuto nella cantina della nonna, di fronte a cui è spesso difficile decidere come agire in maniera responsabile. Conscia dell'enorme patrimonio di memorie che spesso, per mancanza di mezzi, le persone comuni si trovano a perdere per strada, ha scritto Creating Family Archives: How to Preserve Your Papers and Photographs (ovvero: Creare archivi familiari: come preservare i vostri documenti e vostre fotografie). Purtroppo non ne è ancora stata pubblicata una versione in italiano, ma per chi mastichi l'inglese si tratta di un volume prezioso, scritto semplicemente anche per i non addetti ai lavori e pieno di consigli utili per trattare documenti antichi, lettere e fotografie, anche attraverso soluzioni economiche che chiunque può affrontare se interessato all'argomento.
Come lei stessa afferma, dopo aver letto questo libro chiunque sarà in grado di organizzare e conservare i documenti insostituibili che arricchiscono la storia familiare di ognuno, rendendoli disponibili alle generazioni future perché l'eredità immateriale di ogni famiglia non rischi più di disperdersi. Si tratta proprio di una missione che condivido e di cui parlo più che volentieri.
Certo, da grande sostenitrice del mio personale progetto, credo che affidare a un biografo i propri racconti perché vengano evocati in maniera letteraria sia una maniera strepitosa di prendersi cura sia di sé che delle proprie radici. Ma poiché credo anche quel che conta sia il fine - se nobile, come in questo caso - e non il mezzo, e molto spesso chi avrebbe potuto raccontare purtroppo non c'è più, vi invito a riflettere sull'opportunità di prendervi cura delle vostre memorie familiari anche leggendo questo libro: diventando anche voi, nel vostro piccolo, guardiani di storie.
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