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Maria Lucia Ferlisi

Scrittrici dimenticate: un ritratto di Neera, antesignana femminista


Questo ritratto della scrittrice dimenticata Neera, esponente ottocentesca del Verismo, è comparso per la prima volta il 9 febbraio 2018 sul blog La Lettrice di carta di Maria Lucia Ferlisi (copiando e incollando nella barra degli indirizzi questo link è possibile leggere il post originale e visitare il blog: marialuciaferlisi.blogspot.com/2018/02/neera-unautrice-del-passato.html). Noi siamo molto felici di poter ospitare questo pezzo tra le nostre biografie di donne straordinarie. Grazie Maria Lucia!

Ogni anno Antonia Arslan partecipa al Festivaletteratura di Mantova ed insieme all'associazione AIDA ci presenta grandi scrittrici, letterate e poetesse del passato, ingiustamente dimenticate. Dobbiamo a lei il ritorno dall'oblio di queste autrici. Perciò, se vi capitasse di partecipare al festival, non mancate di visitare le sue conferenze, allietate da performance di ballerine, musica e recitazione. Si tengono ormai da otto anni presso il Teatro Bibiena al mercoledì, nel giorno dell'apertura del festival. Dobbiamo ringraziare Antonia Arslan se sono state strappate all'oblio diverse autrici di successo che nessuna antologia letteraria cita più: col suo lavoro è riuscita a riportare in vita letterate di pregio e valore, facendoci conoscere autrici di grande spessore letterario. Tra queste, ad esempio, Neera.

Neera è una scrittrice dimenticata, che non figura in nessuna antologia scolastica: eppure fu un'autrice prolifica e brava, espressione del Verismo, e portatrice di una ventata di freschezza per la condizione femminile. Non a caso viene spesso paragonata a Sibilla Aleramo per aver anticipato coi suoi romanzi diverse importanti tematiche a favore delle donne.

Il vero nome di Neera era Anna Radius Zuccari. Nacque a Milano il 7 maggio 1846, e vi morì il19 luglio 1918. Proveniva da una famiglia agiata e borghese, ma il benessere economico della sua famiglia fu interrotto precocemente dalla morte della madre prima e del padre poi. In seguito a questi eventi traumatici, dovette trasferirsi presso due zie e le sue condizioni economiche cambiarono radicalmente, in peggio. Nel 1871 si sposò con un banchiere con cui ebbe due figli. La sua carriera artistica iniziò molto tardi, al ritorno nella sua Milano dove cominciò a frequentare salotti letterari.

Fu amica di Giovanni Verga e di Luigi Capuana, tanto che infatti aderì anche lei al movimento verista, anche se preferì sempre astenersi da quelli che lei considerava gli eccessi del movimento. Fu una scrittrice molto seguita: scrisse moltissimi libri, circa una quarantina; le sue storie erano sempre incentrate sulla condizione della donna e proprio per questa ragione fu in seguito definita una scrittrice femminista, nonostante non avesse aderito ad alcun movimento. Donna equilibrata anche nella vita, anche di alcuni tratti del femminismo non apprezzava gli eccessi.

Eppure le sue storie erano ritratti della quotidianità di vita e non mancavano mai di raccontare le tristi condizioni in cui versava la donna ai suoi tempi. I suoi romanzi ritraggono storie di donne che devono sempre sacrificarsi e che finiscono per rinunciare tristemente alla propria affermazione sociale per esistere. I suoi racconti e novelle erano ritratti della quotidianità di vita del mondo femminile.

Durante una conferenza tenuta dalla grande Antonia Arslan, ricercatrice delle scrittrici del passato, Neera è stata definita una grande scrittrice, al pari di Matilde Serao: merita perciò un posto di tutto rispetto nell'antologia delle scrittrici, di cui lei si fa promotrice della loro scoperta e valorizzazione. Teresa e Lydia sono tra i romanzi di Neera in cui è maggiormente resa esplicita la necessità delle donne di cercare un posto nella società di allora, una società che precludeva la loro affermazione, al di là dei ruoli precostituiti.

Neera è anche famosa per la propria autobiografia, composta in tarda età: Una giovinezza del XIX secolo.

Alcuni tra i suoi romanzi più noti:

Vecchie catene, Milano 1878, Un nido, Milano 1880, Il castigo, Milano 1881, Il marito dell'amica, Milano 1885, Maura, Milano 1886, Teresa, Milano 1886, Lydia, Milano 1888, La freccia del parto, ed altre novelle, Milano 1894, Anima sola, Milano 1895, L'amor platonico, Napoli 1897, Uomini, uomini, donne, donne, Firenze 1903, Una passione, Milano 1903, Le idee di una donna, Milano 1904.

Eccovi un piccolo assaggio della sua scrittura tratto dal suo romanzo più noto: Teresa, edito da Il Poligrafo.

Erano proprio amiche, ora; da quando Teresina aveva compiuto i vent’anni, la pretora aveva voluto che le desse del tu. Venivano dietro silenziose; la pretora preoccupata, Teresa nell’estasi dei suoi sogni, guardando la riva opposta del fiume.
Bruscamente, com’era suo costume, la pretora disse:
— Guardi verso Parma, dove c’è Orlandi?
La fanciulla arrossì tutta, impreparata alla lotta.
— Non negare, sai, è inutile. Il tuo è il segreto di Pulcinella.
— Come?...
— Come avviene sempre di questa sorta di segreti.
Teresina raccontò ogni cosa; poiché custodir un segreto amoroso è una voluttà, ma farne la confidenza ad un’amica è voluttà maggiore. Accesa in volto, con una sovrabbondanza di gesti e di parole, ella tentò di far capire come Orlandi l’amava; ma la pretora l’ascoltava senza molta emozione, tacendo.
— Vedi se l’ho trovato l'amore ardente e puro? Esiste! La pretora continuava a tacere, camminando a testa bassa, coll'aria di persona che medita.
— Ebbene, non credi?
— Che cosa?
— Che Egidio mi ami.
— Oh! sì... lo credo.
— E allora perché fai quella ciera scura?
— Perché... non saprei, ma non sono d’opinione ch’egli possa renderti felice.
— Non è un buon giovane?
— Te lo accordo.
— Hai visto, quando ci fu l’innondazione, come si prestò senza compenso alcuno, conrischio della vita? Tutti allora parlavano di lui come di un eroe.
— È vero
— Ha ingegno.
— Senza discussione.
— È simpatico, bello...
— E questi sono, non v’ha dubbio, i suoi meriti piú evidenti.
— Se poi lo conoscessi, nell’intimità, quant’è caro...
— Anche di ciò sono persuasa. Ma è una testa calda, capisci? Piena di grilli, con poca tenacità di propositi, con nessuna voglia di lavorare...
— Sembri mio padre! — esclamò Teresina con dispetto.
— Come se tutti al mondo dovessero essere posati, seri e noiosi per riuscire a qualche cosa di buono.
— È un fatto — continuò la pretora — che da tre anni si mangia regolarmente i denari della laurea.
— Ma quest'anno no. Me lo ha promesso.
— Voglio ammettere. E dopo?
— Dopo ci sposiamo.
— Così? La ragazza mostrò di non comprendere.
— Non può esercitare l'avvocatura prima di averne fatta la pratica.
— La farà.
— Altri due anni.
— Pazienza.
— Egli di casa sua non è ricco...
— Insomma finiscila. Io l'amo.
Dopo questa interruzione violenta, la fanciulla pianse un poco, stringendosi al braccio dell’amica, ripetendole che adorava Egidio, che non avrebbe potuto vivere senza di lui. La pretora si intenerì; ricordò anche lei i suoi primi amori, le belle illusioni de’ suoi vent’anni.
— Infine — mormorò — posso ingannarmi. Orlandi non è cattivo; se ti ama veramente, saprà compiere il miracolo.
— Mi ama!
Così gridò Teresina infiammata d’entusiasmo, colle braccia tese verso la riva destra del Po, dove il sole tramontando accendeva i boschi.
La grande novità fra gli studenti, quell'anno, era la laurea d’Orlandi; una laurea splendida,vinta a furia d’audacia, come un assalto alla baionetta. Che cosa aveva potuto indurre quello studente così poco studioso ad abbandonare una vita che sembrava oramai entrata nelle sue abitudini? Si susurrava misteriosamente, a Parma, di un amore segreto. Al di qua del fiume, il mistero si diradava di giorno in giorno: non era nemmeno piú un mistero. Tutti avevano veduto Orlandi nella via di San Francesco, e ne indovinavano il perché. Le ragazze non potevano darsi pace a pensare come mai il piú bel giovane dei dintorni si perdesse con quella Caccia, la quale non era né bella, né appariscente. E la guardavano con curiosità invidiosa, quando usciva dalla messa, facendola passare dalla testa ai piedi, commentandola sarcasticamente, a parole brevi, acute, saettanti.
— È però simpatica — disse una volta Luzzi rispondendo alle sue cognatine.
— Simpatica! — esclamò l'ultima delle Portalupi — ecco una parola inventata per contentino delle donne che non hanno nessuna bellezza.
In casa non si sapeva ancor nulla, ma la pretora continuava a ricevere le confidenze di Teresina.
— Quando fa conto di sposarti?
— Appena finita la pratica.
— Dove pratica?
— Dal primo avvocato di Parma, il Sandri.
— Tua madre non s’è accorta di nulla?
— Non credo.
— Diglielo.
Ma questo era uno scoglio. Teresina non sapeva da che parte rifarsi.

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