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Immagine del redattoreNina Ferrari

Naufraghi senza volto: un libro per restituire identità alle vittime del mare


Naufraghi senza volto - libro - Cristina Cattaneo - Il Tuo Biografo

Naufraghi senza volto. Dare un nome alle vittime del Mediterraneo è un libro importante, che solo in parte racconta l'attualità della nostra Italia oggi. Edito da Raffaello Cortina e scritto dalla professoressa Cristina Cattaneo, che di mestiere fa il medico legale, questo volume spiega come questa scienziata sia arrivata a essere coinvolta nell'identificazione dei migranti morti nel Mediterraneo, restituendone in parte anche le storie, ricavate attraverso uno scrupoloso lavoro investigativo.

Dare un nome e memoria ai morti di ogni tempo e di ogni civiltà è da sempre un rituale che accomuna tutti gli uomini. Oltre a essere un requisito richiesto dalla legge italiana, attribuire a chi è scomparso un nome e un luogo in cui riposare in eterno è infatti un atto che restituisce dignità al defunto, sia che ci si trovi davanti a una persona amata o a un avversario. Se poi a quel nome si attribuisce anche una storia, l'individuo scomparso potrà anche essere ricordato nell'unicità della sua identità: è per questo che la memoria è così importante, perché permette di convivere almeno nella nostra immaginazione con chi non c'è più - e di rendergli onore, cioè di ricordarlo per quanto possibile, per com'era quando era in vita.

Ogni essere umano è molto più del suo corpo: è un carattere, una serie di obiettivi e di aspirazioni, di difficoltà superate oppure no. È una storia, piccola o grande. E, mentre le spoglie di un defunto rimangono e, almeno per un po', possono essere omaggiate con una visita e un pensiero, la sua viva identità può solo rimanere nella coscienza di chi l'ha conosciuto ed è disposto a ricordarlo: ogni essere umano ha diritto a questo, fin dalla notte dei tempi.

La professoressa Cattaneo lo sa: insegnante di medicina legale all'Università di Milano, oggi è direttrice del LABANOF, il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense, e da più di vent'anni si occupa di restituire un'identità ai corpi senza nome che via via ha incontrato sul suo tavolo operatorio. Fin dall'inizio della sua carriera, infatti, Cattaneo si rese perfettamente conto delle storie di dolore che stanno dietro a un corpo senza nome, soprattutto per quanto riguarda il limbo terribile in cui finiscono per ritrovarsi i parenti di coloro di cui non è dato sapere se i loro cari siano ancora in vita oppure no: perciò restituire identità ai morti sconosciuti diventò una delle sue missioni di vita, perché almeno in parte avrebbe potuto colmare quell'incertezza.

Nel 1995 iniziò dunque una crociata per creare un database che potesse collegare i corpi senza nome alle identità delle persone svanite nel nulla. Unì le sue forze a quelle dell'Associazione Penelope, che rappresenta i parenti delle persone scomparse; dopo molte battaglie, nel 2012 vide approvare un disegno di legge che favorì la creazione dell'Ufficio del commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, o UCPS, ovvero un organo in grado di coordinare un database grazie a cui fosse possibile incrociare tutti i dati disponibili.

Fino al 2013, gran parte dei corpi senza nome incontrati da Cristina Cattaneo furono, per così dire, nostrani: ovvero persone italiane o morte in Italia, a cui restituire un'identità entro famiglie o cerchie italiane. Le migrazioni dal continente africano attraverso mezzi di fortuna nel Mediterraneo, però, cambiarono tutto: in particolare furono i naufragi al largo di Lampedusa tra il 3 ottobre 2013 e il 18 aprile 2015 a dare un nuovo corso agli eventi. Infatti, mentre molte persone riuscirono a sbarcare in Europa, altre decine di migliaia morirono affogate al largo delle coste italiane e, quando i loro corpi si approssimarono al litorale, a nessuna delle loro spoglie fu possibile restituire un nome. Fu così che per la professoressa iniziò una nuova missione: quella di investigare per quanto possibile l'identità dei migranti morti nei mari italiani.

Molte sono le storie raccontate nel libro di Cattaneo e, anche se a volte sono appena abbozzate, non solo sono in grado di restituire un quadro del fenomeno delle migrazioni nel Mediterraneo, in cui è possibile «morire di speranza», ma in diversi casi raggiungono l'intento di evocare la personalità di questi morti: di sottrarli al limbo dell'anonimia, per riconsegnarli a una dimensione umana, fatta di speranze e obiettivi che, in quanto esseri umani, ci accomunano tutti. Troviamo dunque la storia del ragazzo ghanese che portava con sé la tessera di donatore del sangue e quella della biblioteca; o quella del ragazzino che nella cucitura interna della giacca aveva messo al riparo la sua pagella scolatica, redatta in arabo e in francese. Forse queste misere spoglie non sono sufficienti a raccontarci una vita intera nella sua complessità, ma riescono comunque a restituire un volto abbozzato, e una dignità, a persone che prima potevano essere considerate solo dei numeri. E che ora, grazie al suo libro, sono raccontatre in una storia.

Ci sono esseri umani la cui identità rimane sconosciuta nella morte: è il caso di chi è stato vittima di un genocidio, di un attentato o di una grave catastrofe. Di questo delicato quanto importante argomento il blog de Il Tuo Biografo ha già parlato in diverse circostanze: ad esempio in questo articolo, dedicato alle vittime del terrorismo. In ogni caso, la spersonalizzazione dell'individuo - ovvero l'impossibilità di attribuirgli un'identità precisa - rappresenta in circostanze come questa un morire due volte: sia nel corpo che nella memoria. Quando ci si trova di fronte alla morte massificata, come lo è anche quella dei migranti nel Mediterraneo, la mancata attribuzione di un'identità al defunto racconta non solo la storia di un individuo a cui è stato negato di vivere, ma anche di essere esistito. Infatti, senza memoria, senza identità, alla persona scomparsa non viene dato di lasciare una traccia del suo breve passaggio su questa terra: nessuno di noi vorrebbe essere privato della sua importanza in questo modo.

Fosse anche solo per questo, Naufraghi senza volto diventa una lettura necessaria. Ma, se questo non bastasse, sappiate anche che tutti i proventi derivati dalle vendite del libro saranno devoluti a LABANOV, il Laboratoria di Antropologia e Odontologia diretto dalla professoressa Cristina Cattaneo.

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Il blog de Il Tuo Biografo ha dedicato diverse riflessioni all'identità e alla memoria della vittima in quest'epoca purtroppo segnata da eventi capaci di causare la morte di masse di persone. Le vittime di massa, infatti, spesso faticano a ritrovare una loro identità e una memoria che renda loro onore: se ti interessa sfogliare tutti gli articoli che il blog de Il Tuo Biografo ha dedicato all'argomento, clicca qui.

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