Premessa: Forse non sapete che esistono due poeti chiamati Mario Benedetti - il primo è uruguayano ed è morto nel 2009; il secondo è italiano, nato a Udine ma milanese d'adozione, e tutt'ora in vita. Qui oggi si parla del Mario Benedetti uruguayano, ma, se volete sapere qualcosa di più di quello nostrano, basta cliccare qui!
Mario Benedetti (1920- 2009) è stato un poeta, un saggista e un romanziere uruguayano - quasi un simbolo della letteratura sudamericana, sebbene sia molto meno conosciuto del cileno Pablo Neruda o dello scrittore colombiano, naturalizzato messicano, Gabriel García Márquez.
E a torto.
Figlio di immigrati italiani, Mario Benedetti nacque a Paso de los Toros da una famiglia di umili origini, con la quale, compiuti i quattro anni, si trasferì a Montevideo, dove il padre aveva più probabilità di trovare lavoro. Pur avendo dato prova di essere uno scolaro brillante, nel 1935 dovette interrompere gli studi per via delle gravose condizioni economiche che pesavano sulla sua famiglia. Si sarebbe in seguito diplomato da privatista.
Giovanissimo, cominciò a lavorare come operaio nella Will L. Smith, che realizzava ricambi per automobili. Nel 1945 entrò a far parte della redazione del settimanale Marcha, dove sarebbe rimasto per quasi vent'anni, mentre l'anno successivo, a ventisei anni, si sposò con l'amore della sua vita, Luz López Alegre. Proprio in questo periodo cominciò a distinguersi con le sue prime pubblicazioni, sia poetiche che romanzesche: uomo del popolo, ma anche esteta rigoroso, Benedetti si distinse per una concezione della letteratura intesa come impegno strettamente connesso alla vita - ovvero musica capace di costruire utopie e di spingere l'uomo verso un miglioramento.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta entrò a fare parte della redazione di diverse e prestigiose riviste letterarie, divenne professore all'università e si distinse per un'intensa produzione letteraria. È proprio in questi anni che infatti scrisse La Tregua, il suo romanzo più famoso pubblicato nel 1960, che venne stampato in centoventi edizioni e che sarebbe stato più volte adattato sia per il teatro che per il cinema e la televisione. Risale al 1974 il migliore dei suoi adattamenti cinematografici, che venne nominato nella rosa dei migliori film stranieri alla cerimonia degli Oscar di quell'anno.
Da sempre impegnato politicamente e, col passare del tempo, vero e proprio militante marxista, nel 1973, ormai già famoso autore letterario in patria, in seguito al colpo di Stato militare che toccò l'Uruguay fu costretto all'esilio e ad abbandonare non solo la sua terra, ma anche la sua famiglia, compresa la moglie Luz. Il suo esilio, durante il quale viaggiò tra l'Argentina, Cuba, la Spagna e, ovviamente, Parigi, durò ben dodici anni.
Anche durante l'esilio, nelle proprie opere Benedetti continuò a parlare di America Latina, dell'Uruguay e della vita bella e al contempo terrificante del suo popolo: così come raccontava l'amore semplice e passionale, non temeva di dimostrare il suo impegno civile, ritraendo perciò sia torturatori che torturati e descrivendo la violenta dittatura che crea i desaparecidos. Contemporaneamente non poté non abbandonarsi alla malinconia dell'esiliato che riflette sul tempo che passa invano, lontano dalla propria terra e dai propri amori, e che viene resa più sopportabile solo dalla leggerezza di uno sguardo ironico, che, mentre rincorre una felicità non più assoluta, riesce a fare i conti con il dolore e le violenze della vita celebrando il semplice fatto d'esser vivi. È a questo periodo che risale la pubblicazione di una delle sue raccolte poetiche più famose, intitolata Cotidianas, e in cui compare la sue celebre poesia Difesa dell'Allegria (a cui il blog de Il Tuo Biografo ha dedicato un approfondimento speciale: se vuoi leggerlo, clicca qui).
Mario Benedetti tornò a Montevideo, in Uruguay, nel 1986 e continuò la sua attività letteraria e di intellettuale viaggiando tra l'Europa e le Americhe e raccogliendo innumerevoli tributi sia come uomo che come letterato, fino a essere nominato cittadino onorario di Montevideo nel 2002. Nel 2006 l'amata moglie Luz morì a causa dell'Alzheimer. Mario Benedetti la seguì dopo soli tre anni, spegnendosi ormai ottantottenne nella proprio casa di Montevideo, non prima di aver curato personalmente la stesura della propria biografia, intitolata Il diritto all'allegria e pubblicata in Italia nel 2007 dall'editore Nottetempo.
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