Uno dei più famosi monologhi cinemaografici di sempre è probabilmente quello pronunciato ne Il Grande Dittatore, che fu scritto, diretto, prodotto e interpretato da Charlie Chaplin. Uscito negli Stati Uniti nel 1940, dunque nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, il film rappresenta una geniale parodia dei regimi nazi-fascisti che a quel tempo imperversavano in Europa e infatti mette in scena la caricatura di diverse figure politiche reali di quel tempo, da Hitler a Mussolini, da Goebbels a Goering. Chaplin cominciò a progettare Il Grande Dittatore intorno al 1936 e durante la sua scrittura prese spunto da alcuni eventi realmente accaduti e di cui aveva saputo grazie ai giornali dell'epoca; quando, finita la guerra, cominciò a trapelare la verità sui campi di sterminio, Chaplin dichiarò che «se avessi saputo com'era spaventosa la realtà dei campi di concentramento, non avrei potuto fare Il Grande Dittatore; non avrei trovato niente da ridere nella follia omicida dei nazisti».
Si tratta del primo lungometraggio interamente parlato di Chaplin: il regista sapeva che far parlare il suo personaggio più famoso, Charlot, avrebbe potuto snaturarlo fino a ucciderlo, ma sentiva anche di vivere in un contesto storico in cui parlare era diventato un dovere. Alla sua uscita, Il Grande Dittatore fu censurato quasi in tutta Europa, almeno fino al 1945, quando finì la guerra. Nel 1941 era stato candidato a cinque premi Oscar: fu uno dei maggiori successi, anche commerciali, dell'autore.
Il film, ambientato nell'immaginaria Tomania, racconta del dittatore Hynkel e del suo piano per reprimere gli ebrei. Tra questi ci sono anche un barbiere e la sua innamorata Hannah, che tentano la fuga. Quando il barbiere, dapprima catturato e rinchiuso in un campo di concentramento, riesce a fuggire, finisce per imbattersi nel dittatore Hynkel, a cui assomiglia straordinariamente; in un classico scambio di persona tipico della commedia degli equivoci, il dittatore Hynkel viene arrestato al posto del barbiere, che, travestito da tiranno, si ritrova a pronunciare davanti alla folla un lungo messaggio di pace e speranza.
Ciò che ancora oggi colpisce del monologo pronunciato da Chaplin-barbiere-ebreo-travestito-da-dittatore, è la sua universalità e dunque anche la sua attualità: perché, da un lato, riporta la politica a un livello umano e per certi versi ideale, ma soprattutto perché smaschera le promesse della politica disumana dei "dittatori", che pensano solo a loro stessi e al loro potere.
Eccolo:
E, se volete assaporarlo con più calma, ecco la trascrizione del monologo:
«Mi dispiace, ma io non voglio fare l'imperatore. Non è il mio mestiere. Non voglio governare né conquistare nessuno.
Vorrei aiutare tutti se è possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi, esseri umani, dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l'un l'altro.
In questo mondo c'è posto per tutti: la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica.
Ma noi lo abbiamo dimenticato. L'avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotti a passo d'oca a far le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi; la macchina dell'abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l'abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità. Più che abilità, ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità, la vita è violenza, e tutto è perduto.
L'aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti. La natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell'uomo, reclama la fratellanza universale, l'unione dell'umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico: non disperate! L'avidità che ci comanda è solamente un male passeggero. L'amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano, l'odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. E il potere che hanno tolto al popolo, ritornerà al popolo! E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non cedete a dei bruti! Uomini che vi disprezzano e vi sfruttano! Che vi dicono come vivere! Cosa fare! Cosa dire! Cosa pensare! Che vi irreggimentano! Vi condizionano! Vi trattano come bestie! Non vi consegnate a questa gente senza un'anima! Uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore. Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini! Voi avete l'amore dell'umanità nel cuore. Voi non odiate coloro che odiano solo quelli che non hanno l'amore altrui.
Soldati! Non difendete la schiavitù, ma la libertà!
Ricordate, nel Vangelo di S. Luca è scritto: "Il Regno di Dio è nel cuore dell'uomo". Non di un solo uomo o di un gruppo di uomini, ma di tutti gli uomini! Voi!
Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità. Voi, il popolo, avete la forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi, in nome della democrazia, usiamo questa forza! Uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo, che sia migliore, che dia a tutti gli uomini lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza.
Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere: mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse, e mai lo faranno!
I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse! Combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere, eliminando l'avidità, l'odio e l'intolleranza.
».Combattiamo per un mondo ragionevole. Un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati, nel nome della democrazia, siate tutti uniti!
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