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Nadia Dorigatti

Cammino e scrittura: scopri te stesso e lascia traccia di te


Riflessione, pensiero, scrittura, traccia - Il Tuo Biografo

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Capita a volte che le domande più profonde ti sovvengano all'improvviso, mentre ti occupi delle faccende più minute. Così accadde che in una tiepida mattina di primavera, mentre passeggiavo tranquillamente con il cane, sentii affiorare nella mia mente una domanda che ebbe il potere di rallentare i miei passi: «Se ti venisse data la possibilità di esaudire un solo desiderio, quale sceglieresti?». Fui presa da una strana quanto incomprensibile agitazione. Era una domanda semplice alla quale però sentivo di dover rispondere con estrema serietà. Si trattava di un solo desiderio, dunque non potevo sbagliare a scegliere perché me ne sarei pentita per tutta la vita!

I desideri iniziarono ad affollare la mia mente ma nessuno di loro, dopo un attento esame, si rivelava quello giusto. Dovevo trovare un desiderio che rispondesse totalmente a un mio bisogno profondo e che non rischiasse di esaurire il suo valore prima della fine dei miei giorni. Pensai e ripensai finché giunsi ad una interessante considerazione: se mi è dato di esprimere un solo desiderio, questo dovrà necessariamente rispondere a una mia reale, intima necessità, dovrà resistere a tutte le difficoltà della vita e dovrà rispondere ad una esigenza condivisa dalla maggior parte delle persone. Per cercare di capire quale potesse essere questo desiderio, rivolsi lo sguardo al passato dell'uomo, fino a inoltrarmi alle prime tracce lasciate dai nostri antenati. Improvvisamente la mia immaginazione fu attraversata da un lampo: capii che ciò che cercavo era forse sempre stato sotto i miei occhi e aveva reso possibile la mia ricerca, che mi aveva spinta fino alla preistoria. Ciò che aveva catturato la mia attenzione erano le tracce lasciate dagli uomini.

Io credo che la maggior parte dell'umanità abbia sempre desiderato fortemente, in ogni epoca, lasciare ai posteri un segno del suo passaggio; inizialmente, quando ancora non esisteva l'alfabeto, lo faceva attraverso le pitture rupestri, passando per i geroglifici fino ad arrivare alla scrittura vera e propria dei giorni nostri. Ecco, questo credo che si possa definire proprio un desiderio condiviso universalmente! Anche da me, tant’è vero che scrivo diari da tutta la vita e credo di essere in buona compagnia: chi di voi non ha mai tenuto un diario segreto nel quale riporre e conservare i propri pensieri? Oppure chi non ha mai sentito il bisogno di scrivere, anche solo per un breve periodo, per cercare di mettere ordine nel proprio vissuto o affrontare un presente difficile?

In effetti, il bisogno di scrivere nasce, per lo più, nei momenti di sofferenza. Raramente scriviamo quando ci sentiamo felici e realizzati. Non è certo un caso che la maggior parte delle persone abbia iniziato a scrivere durante l'adolescenza, che è un momento della vita in cui vorticosi e incoerenti sentimenti ci mandano in confusione. Ricordo con tenerezza i lunghi pomeriggi passati in solitudine, nel silenzio della mia cameretta, a versare fiumi di inchiostro nel tentativo di trovare un senso alla mia difficoltà di vivere. Trovavo conforto nello scrivere, quasi ogni giorno, perché attraverso la scrittura davo concretezza alle mie esperienze interiori: io sarei potuta svanire ma ciò che avevo scritto sarebbe rimasto anche dopo di me e avrebbe testimoniato il mio passaggio su questa terra.

Eppure il potere della scrittura non si esaurisce solo con il desiderio di lasciare traccia di sé. L'atto stesso dello scrivere – fosse anche solo la lista della spesa - ci richiede un’attenzione e una concentrazione particolari che difficilmente sperimentiamo altrimenti nel nostro vivere quotidiano. Tenere un diario ci aiuta a sviluppare un dialogo con noi stessi, ci permette di prendere contatto con i nostri vissuti, di osservarli e descriverli. È un modo efficace per chiarirci le idee su chi siamo e cosa vogliamo. È un esercizio continuo di ascolto e auto-osservazione che richiede un’accurata ricerca di quell'unica parola capace di tradurre in segni il nostro pensiero. Così scopriamo che a ogni parola scritta sulla carta corrisponde un preciso concetto dentro di noi e a questo punto possiamo sperimentare e godere del magico potere della scrittura.

Noi siamo ciò che scriviamo perché nel farlo ci apriamo totalmente, divenendo esploratori di noi stessi. Pagina dopo pagina la nostra immagine affiora sempre più precisa, sempre più autentica e noi possiamo osservare, come degli spettatori, il complesso e affascinante intreccio dei nostri vissuti.

Quando penso ai miei diari, un’immagine si presenta con insistenza nella mia mente: Pollicino che sparge briciole di pane dietro di sé per segnare la via percorsa. Sì, in fondo anche i miei quaderni sono come quelle briciole di pane e segnano la via che ho percorso fino ad oggi.

Mentre passeggiavo, tutta assorta nelle mie riflessioni, mi accorsi che il mio cane si era bloccato in mezzo alla strada e che mi guardava con lo sguardo supplice di una creatura sfinita. Aveva ragione, povero animale, persa nei miei pensieri non mi ero accorta di aver camminato tanto. Si era fatta l'ora di tornare a casa.

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