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Immagine del redattoreNina Ferrari

La biografia di Bob Dylan: imprevedibile cantautore, pacifista, poeta


Bob Dylan - biografia - cantautore, pacifista, poeta - Il Tuo Biografo - Nina Ferrari

Bob Dylan (1941) è il maggiore cantautore folk della storia musicale statunitense, uno dei più grandi protagonisti della cultura americana del Novecento, un attivista per i diritti umani, un pacifista e un poeta. Nel corso della sua variegata carriera musicale ha raccolto innumerevoli premi, dal Grammy Award alla carriera del 1991, al premio Pulitzer nel 2008, fino ad arrivare al Premio Nobel per la letteratura, che gli è stato conferito nel 2016.

Insomma, quella che vi propongo oggi non è una biografia del tutto consueta per queste pagine (lo potete notare anche voi sfogliando tutte le «biografie in pillole» pubblicate finora sul blog), perché vi sto per parlare della vita di un cantautore famoso soprattutto per le sue canzoni e che, tuttavia, proprio con quelle canzoni è riuscito a guadagnarsi il più prestigioso premio letterario del mondo. Perciò, a differenza di quanto accade di solito, questa volta per la lettura di questa biografia (che dovrà essere sintetica: per invitarvi a conoscere nel dettaglio la vita di Bob Dylan, più avanti vi consiglierò alcune biografie da sfogliare) vi propongo un adeguato sottofondo musicale: cantato da Bob Dylan, ovviamente. Fate attenzione: il video che vi consiglio raccoglie alcuni dei maggiori successi di Dylan e dura quasi un'ora. Qui sotto vi elenco le tracce e il minuto a cui, se avete in mente una canzone particolare che vorreste ascoltare, farle partire.

[00:00 - Blowin' in the Wind || 02:48 - House of the Risin' Sun || 08:09 - Girl from the North Country || 11:32 - Masters of War || 16:10 - Corrina, Corrina || 18:54 - Don't Think Twice, It's All Right || 22:34 - Down the Highway || 26:06 - Gospel Plow || 27:53 - Highway 51 Blues || 30:45 - I Shall Be Free || 35:31 - Man of Constant Sorrow || 38:41 - Bob Dylan's Dream || 43:43 - Oxford Town || 45:33 - Talkin' New York || 48:54 - You're No Good]

Avete fatto partire la musica? Bene, possiamo iniziare!

Bob Dylan è lo pseudonimo di Robert Allen Zimmerman, che nacque il 24 maggio del 1941 a Duluth, in Minnesota, da Abram Zimmerman, un commerciante di articoli elettrici, e Beatrice Stone, che erano entrambi di origine ebraica. Fratello maggiore di David, Robert si appassionò alla musica fin da piccolo, prima ascoltando il blues e in seguito il rock'n'roll alla radio. Durante il liceo fondò diverse band con cui si esibì alla fine degli anni Cinquanta. È a questo periodo che risale anche lo scoppio del suo grande amore per la musica folk, che nel suo cuore prese presto il posto del rock, perché, rispetto a quest'ultimo, «le canzoni folk sono colme di disperazione, di tristezza, di trionfo, di fede nel sovrannaturale, tutti sentimenti molto più profondi. [...] C'è più vita reale in una sola frase di queste canzoni di quanta ce ne fosse in tutti i temi del rock'n'roll. Io avevo bisogno di quella musica». Nel 1959 vendette la sua chitarra elettrica e acquistò una Gibson acustica: il resto è storia.

Studente universitario a Minneapolis, Robert Zimmerman cominciò a esibirsi nei locali della maggiore città del Minnesota presentandosi con il nome di Bob Dylan, che scelse in modo del tutto casuale (è stato Dylan stesso a smentire nella sua biografia ufficiale la notizia per cui il suo pseudonimo sarebbe stato scelto in onore del poeta Dylan Thomas). Affascinato dal fermento culturale di New York, lasciò l'università dopo il primo anno, si trasferì nella Grande Mela e qui registrò il suo primo album, Bob Dylan, che, oltre a essere il titolo del suo primo album, divenne anche il suo vero nome nel 1962, quando andò a cambiarlo ufficialmente all'anagrafe.

Risale invece al 1963 il suo primo successo, The Freewheelin' Bob Dylan, in cui presentò diverse canzoni, come «Blowin' in the wind», che sarebbero presto diventate dei veri e propri inni generazionali: in quest'album il cantante affrontava temi come la Guerra Fredda e il conflitto in Vietnam, verso cui si mostrava molto critico. Bob Dylan diventò presto una personalità di rilievo nel movimento dei diritti civili e, assieme a Joan Baez, si esibì davanti alla folla che partecipò alla marcia su Washington organizzata da Martin Luther King nell'agosto del 1963 (quella del famoso discorso «I have a dream»).

Dylan però non era il tipo d'artista che accettava volentieri di essere etichettato come un cantautore politico e perciò nel 1964 pubblicò l'album Another Side of Bob Dylan, in cui affrontò temi più intimi e in cui abbandonò il genere folk per dedicarsi a una composizione più letteraria e metaforica, più ironica e a tratti anche surreale; a questo lavoro nel 1965 seguì l'album rock Highway 61 revisited, che contiene anche la famosa «Like a rolling stone» e che fu composto reintroducendo il suono della chitarra elettrica. La svolta elettrica di Dylan, che venne confermata anche con il successivo album Blonde on Blonde, consacrò il cantautore anche come rock star insofferente a qualsiasi ingerenza dei media sulla sua vita personale e artistica. Tant'è vero che, per lungo tempo, Dylan riuscì a tenere nascosto il suo matrimonio con Sara Lownds, che aveva sposato nel novembre del 1965 durante una pausa del tour di Highway 61 revisited: la loro unione avrebbe dato la vita a tre figli e si sarebbe interrotta nel 1977.

Nel 1966 Bob Dylan fu vittima di un grave incidente motociclistico, che è ancora oggi circondato da un alone di mistero. Le cause dell'incidente, che avvenne nei pressi di Woodstock, nello Stato di New York, non sono mai state confermate, ma è stato il cantautore stesso a riportare di aver subito la lesione di alcune vertebre del collo. Di quell'evento Dylan raccontò alla rivista Rolling Stone che «quando ebbi l'incidente motociclistico [...] mi rialzai per riprendere i sensi, mi resi conto che stavo solo lavorando per tutte quelle sanguisughe [le case discografiche, N.d.R.]. Non volevo farlo. In più avevo una famiglia e volevo solo vedere i miei bambini». Dylan si ritirò in un silenzio che durò quasi due anni, durante i quali si avvicinò a una maggiore spiritualità e alle Sacre Scritture; nello stesso periodo, compose l'album John Wesley Harding, una raccolta di canzoni dalla struttura molto semplice e dal tema contemplativo, che nel 1970 fu seguito da Self Portait, forse uno degli album più criticati di Dylan.

Gli anni Settanta segnarono dunque l'inizio di un periodo altalenante per l'autore, che si dedicò anche al cinema con la partecipazione in un ruolo minore al film di Sam Peckimpah Pat Garrett e Billy the Kid, di cui scrisse anche la colonna sonora. Nel 1975 pubblicò l'album Blood on the Tracks, che inizialmente fu accolto in modo tiepido, ma che negli ultimi anni è stato rivalutato per il suo grande equilibrio. Nel 1978 il cantante dichiarò di essersi ufficialmente convertito alla religione dei Cristiani rinati; in seguito a questo annuncio pubblicò due album gospel, di cui la canzone «Gotta Serve Somebody» è certamente uno dei brani più memorabili. Nel tour del 1980 Dylan ri rifiutò di cantare le sue vecchie canzoni laiche e professò apertamente la sua rinata fede durante ogni esibizione. Alcuni critici hanno osservato che il simbolismo religioso usato in questa nuova fase della sua produzione creativa non faceva altro che riaffermare la profonda visione dualistica della lotta del bene contro il male, che aveva da sempre caratterizzato le opere di Dylan.

Nel corso degli anni Ottanta Dylan tornò a reintrodurre le sue canzoni laiche degli anni Sessanta nelle sue esibizioni live. Nel 1985 partecipò alla registrazione del singolo «We are the World», scritto da Michael Jackson in collaborazione con Lionel Ritchie, i cui proventi furono destinati a contrastare la carestia che al tempo imperversava in Etiopia. Sempre per sostenere la stessa causa, nello stesso anno partecipò al Live Aid organizzato da Bob Gedolf e da Midge Ure, a Londra e a Philadelphia. Negli anni successivi Dylan sperimentò alcune incursioni nella musica rap e nel rock, oltre che nella composizione di colonne sonore per il cinema. Risale al 1986 il secondo matrimonio con Carolyn Dennis, una sua corista di lunga data con la quale ebbe una figlia. La coppia divorziò nel 1992, ma la loro unione - e così anche la nascita della figlia - rimase segreta fino al 2001, quando Howard Sounes pubblicò la biografia Down the Highway: The Life of Bob Dylan, che non è mai stata tradotta in italiano.

Nel 1991, all'età di cinquant'anni, gli fu insignito il Grammy alla carriera (qui potete ascoltare il suo discorso). Tornò a pubblicare alcuni album blues e folk e, superato un grave malore al cuore per cui quasi rischiò la vita, nel 1997 pubblicò l'album Time Out of Mind, che fu molto acclamato anche dalle generazioni più giovani; nel 2001 fu seguito da Love and Theft, in cui Dylan si cimentò con nuovi generi musicali, dal jazz allo swing al rockabilly. Nel 2007 Bob Dylan divenne il protagonista del biopic sulla sua vita I'm not there - Io non so qui, scritto e diretto da Todd Haynes e interpretato da Christian Bale, Cate Blanchett, Richard Gere e Heath Ledger, che impersonarono Dylan in diverse fasi della sua carriera. Il film vinse il Leone d'Oro al Festival del Cinema di Venezia. Per spiegare la composizione della sua opera e riferendosi al suo protagonista, Haynes in un'intervista disse che Bob Dylan «è come una fiamma: se provi a prenderla con le mani sicuramente ti bruci. La vita di Dylan in cambiamento e le costanti sparizioni e le costanti trasformazioni ti fanno agognare di prenderlo, per trascinarlo giù e inchiodarlo. [...] Dylan è difficile e misterioso ed evasivo e frustrante, e ti permette di identificarlo maggiormente come un'identità marginale».

Nel 2008 Dylan vinse il Premio Pulitzer alla carriera, con la seguente motivazione: «per il profondo impatto sulla musica e la cultura popolare d'America, grazie a composizioni liriche dallo straordinario potere poetico». Nel 2016, dopo essere stato proposto per il premio tante volte, gli fu insignito il Premio Nobel per la letteratura, «per aver creato nuove espressioni poetiche nella grande tradizione della canzone americana». La sua influenza sulla cultura popolare moderna internazionale, oltre che naturalmente su quella statunitense, è tutt'oggi di portata straordinaria, anche perché profondamente legata alla sua capacità di reinvetarsi, di sperimentare nuovi stili, nuovi generi e nuove sonorità.

E dunque? Che libri consigliarvi qualora voleste approfondire la sua biografia e la figura stessa di Bob Dylan? Naturalmente partirò dai volumi di cui è autore lui stesso, come ad esempio Tarantula, che Dylan scrisse nel corso degli anni Sessanta e che pubblicò nel 1971; in Italia è stato pubblicato da Feltrinelli col testo a fronte in inglese. Tarantula raccoglie i versi, le riflessioni e i giochi di parole di un giovane Dylan alle prese con la politica e la società americana di quegli anni, caratterizzata dal mito della violenza, dall'ossessione per il sesso e dal potere salvifico della musica. Dylan è però anche autore di un'autobiografia pensata per essere pubblicata in tre volumi, ma di cui ha finora solo pubblicato il primo: si intitola Chronicles. Vol. 1 e racconta in forma praticamente poetica (in fondo: è quello lo stile di Dylan) l'uomo che sta dietro alle canzoni, dagli anni della formazione fino agli anni Ottanta. Inoltre, per chi fosse interessato ad approfondire lo stile e i temi delle canzoni del cantautore premio Nobel, Feltrinelli ha anche pubblicato in una raccolta tutti testi dei brani di Dylan, dal 1962 al 2001, presentandoli con la traduzione italiana e il testo a fronte in inglese, nel tomo Lyrics 1962-2001. Testo inglese a fronte.

Per quanto invece riguarda biografie scritte da altri sulla vita e la figura di Dylan, oltre ai testi già citati vi segnalo Bob Dylan. Scritti 1968-2010, scritto da Greil Marcus e pubblicato in Italia dalla casa editrice bolognese Odoya: in questo testo Marcus indaga da investigatore appassionato la vita e le opere di Bob Dylan, che racconta con magistrale bravura. Viste come un tutt'uno che s'intreccia con la storia degli Stati Uniti, esse rievocano e spiegano la complessa personalità di Dylan con puntualità e leggerezza. Tra l'altro il libro è introdotto da una prefazione scritta dal grande musicolo italiano Riccardo Bertoncelli. Se invece siete più attratti dalle graphic novel, Bob Dylan revisited potrebbe essere il libro che fa per voi: in questo volume illustrato, tradotto in Italia da Arcana, tredici artisti diversi interpretano Dylan attraverso una delle sue canzoni. Per finire, una testimonianza molto interessante è quella che potrete leggere in Sulla strada di Bob Dylan. Memorie dal Greenwich Village di Suze Rotolo, che negli anni Sessanta fu legata a Dylan da un rapporto creativo e sentimentale; il volume, pubblicato da Caissa Italia, svela i retroscena di un percorso artistico e personale taciuto per diversi decenni e che pure nel vivido racconto di oggi parla di un mondo in cui tutto sembrava possibile.



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Ci piace tenere d'occhio i libri che hanno vinto il Premio Pulitzer, perché, grazie alla dura selezione a cui ogni opera vincitrice è sottoposta, essi rappresentano ogni anno il fior fiore delle novità editoriali. Di come funziona l'assegnazione del Premio Pulitzer e della sua storia qui sul blog de Il Tuo Biografo abbiamo già parlato in questo post. Per sapere di più di tutti i libri premiati col Premio Pulitzer di cui ha parlato il blog de Il Tuo Biografo, clicca qui.


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