Antonia Pozzi (1912-1938) fu una poetessa italiana. Milanese, colta e appassionata, amava molto la natura - in particolare trovava pace tra le montagne - dove si ritirava soprattutto per studiare e scrivere. Fu una delle prime cultrici di fotografia, tanto che nella sua breve vita raccolse più di quattromila scatti. Dopo aver frequentato il liceo classico, dove si legò in una relazione amorosa - troncata sul nascere dai genitori della ragazza - col suo professore di greco e latino, si iscrisse all'università di Lettere. Qui conobbe il futuro poeta Vittorio Sereni, di cui divenne grande amica, oltre che la futura italinista Maria Cori, che in seguito di lei avrebbe detto: «Il suo spirito faceva pensare a quelle piante di montagna che possono espandersi solo ai margini dei crepacci, sull'orlo degli abissi. Era un'ipersensibile, dalla dolce angoscia creativa, ma insieme una donna dal carattere forte e con una bella intelligenza filosofica; fu forse preda innocente di una paranoica censura paterna su vita e poesie. Senza dubbio fu in crisi con il chiuso ambiente religioso familiare. La terra lombarda amatissima, la natura di piante e fiumi la consolava certo più dei suoi simili».
Il genitori di Antonia Pozzi, borghesi rigorosi, erano infatti poco inclini ad accettare la vocazione poetica della figlia. La giovane si laureò nel 1935 con una tesi su Gustave Flaubert. Nel 1938, profondamente turbata dal clima politico che imperversava in Italia e in Europa (erano appena state emanate da Mussolini le leggi razziali), Antonia Pozzi, ad appena ventisei anni, si diede la morte con una dose letale di barbiturici. Era giovanissima, non aveva mai pubblicato neanche un verso, eppure le sue poesie, oltre che le pagine dei suo diari e le sue lettere, rimangono immortali. L'anno prima di morire scrisse: «Ho paura, e non so di che: non di quello che mi viene incontro, no, perché in quello spero e confido. Del tempo ho paura, del tempo che fugge così in fretta. Fugge? No, non fugge, e nemmeno vola: scivola, dilegua, scompare, come la rena che dal pugno chiuso filtra giù attraverso le dita, e non lascia sul palmo che un senso spiacevole di vuoto. Ma, come della rena restano, nelle rughe della pelle, dei granellini sparsi, così anche del tempo che passa resta a noi la traccia».
Il rapporto di Antonia Pozzi con la natura era profondo, perché in essa si scioglievano molte delle angosce che altrimenti la inseguivano sempre; dal mondo oscuro che la circondava, alle sofferenze amorose che tormentavano la sua mente, i boschi e le montagne rappresentavano l'unico porto sicuro in cui trovare pace. Non è un caso, dunque, che alla natura - la cui perfezione mutevole era vissuta dalla poetessa con gioia e uno stupore dal gusto quasi infantile, forse proprio perché sapeva riportarla a un tempo felice in cui era stata bambina - fossero ispirate molte delle sue poesie.
Gioia di cantare come te, torrente;
gioia di ridere
sentendo nella bocca i denti
bianchi come il tuo greto;
gioia d’essere nata
soltanto in un mattino di sole
tra le viole
di un pascolo;
d’aver scordato la notte
ed il morso dei ghiacci
Oggi possiamo assaporare l'eleganza lirica di Antonia Pozzi in diversi libri, che ci ripropongono soprattutto le sue poesie. La sua opera omnia, che oltre alle poesie include anche i suoi diari e molti dei carteggi che intrattenne con gli amici più cari, può essere letta in Opera Omnia. Parole. Ti scrivo dal mio vecchio tavolo... Diari e altri scritti, pubblicata da Ancora in un cofanetto in tre volumi realizzato in occasione dell'ottantesimo anniversario dalla morte della poetessa, nel 2018.
In queste pagine però ci preme consigliare due opere in particolare, che svelano il rapporto profondo che la Antonia Pozzi aveva con la natura: la prima, certo inusuale per una scrittrice, è Nelle immagini l'anima. Antologia fotografica, un libro fotografico - sempre edito da Ancora - che raccoglie gran parte degli scatti della giovane poetessa. Può essere considerato come una biografia fotografica della scrittrice, che usava fotografare tutto ciò che amava di più. Le immagini, di grande pregio, esprimono una forte tensione per la vita e lasciano intravedere un mondo filtrato dalla profonda delicatezza di Antonia Pozzi.
Un secondo libro che a mio parere vale la pena di sfogliare, è il breve volume Nel prato azzurro del cielo, edito da Motta Junior, che ha creato una bellissima collana di poesia - poesia vera: la stessa che possono leggere gli adulti! - dedicata però ai bambini. Nel prato azzurro del cielo, che già dal suo titolo rievoca la serena tensione lirica di Pozzi per gli elementi naturali, ripropone trentuno poesie selezionate e per lo più ispirate dal suo amore per la natura. Ogni poesia è accompagnata da illustrazioni ad acquerello eseguite con maestria da Gioia Marchegiani, che è una pittrice romana di cui ho già parlato qui sul blog de Il Tuo Biografo in relazione a un altro libro per l'infanzia di grande pregio, La stella che non brilla. La Shoah narrata ai bambini (se vuoi recuperare l'articolo, lo trovi cliccando qui). Nel prato azzurro del cielo è adatto a bambini di più di otto anni e la sua forza sta proprio nella capacità evocativa delle parole di Antonia Pozzi, che si rifanno a un'esperienza comune a tutti, e soprattutto ai più piccoli, di godimento e stupore di fronte alla natura. L'accompagnamento delle parole della poetessa alle delicate illustrazioni di Gioia Marchegiani fanno di questo volume una vera e propria opera d'arte.
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