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La biografia di Gianni Rodari, il maestro che credeva nella creatività dei bambini


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Gianni Rodari (1920-1980) è stato un affermato giornalista, uno scrittore, un cattolico prima e un comunista poi, perfino un partigiano. Ma, soprattutto, è stato un grande maestro e pedagogista, che ha creduto fortemente che insegnare non significasse semplicemente trasmettere delle nozioni agli alunni, ma anche educarli ad essere persone migliori. Il pilastro della pedagogia rodariana è la creatività, come spiega lui stesso nella Grammatica della Fantasia, il suo unico testo teorico, che si rivolge «a chi crede nella necessità che l’immaginazione abbia il suo posto nell'educazione; a chi ha fiducia nella creatività infantile; a chi sa quale valore di liberazione possa avere la parola». Secondo Rodari, un bambino troverà la forza e il coraggio di lottare per costruire un mondo migliore solo se sarà capace di immaginare cose che non esistono; il compito dell’adulto è quello di stimolare la sua fantasia, fornendogli gli strumenti adatti affinché la creatività emerga.

Si badi bene, nell'opera di Rodari la creatività non è mai intesa come gioco e divertimento allo stato puro. L’autore di Favole al telefono, infatti, riconosce un grande valore all'elemento fantastico, ma solo se accompagnato da regole dettate dalla ragione. Ecco perché la scuola da lui auspicata deve saper stimolare la fantasia del bambino, ma ancor prima deve essere un luogo di apprendimento, in cui i più piccoli possano crescere ed evolvere culturalmente e socialmente. Le filastrocche, le favole e le poesie di Rodari sono intrise di tale pensiero pedagogico. Nella sua opera, l’autore descrive un’infanzia curiosa e desiderosa di conoscere il mondo, che vive una quotidianità in cui poesia e realtà, fantasia e razionalità devono convivere. Si può affermare che Rodari abbia rivoluzionato la letteratura per ragazzi proprio perché, nei suoi scritti, ha descritto situazioni reali mediante un linguaggio comprensibile anche ai più piccoli, nella convinzione che a un bambino si possa parlare di tutto, se si usano le parole giuste. Ed è proprio attraverso la fiducia nell'infanzia che Rodari ha reso i bambini protagonisti, oltre che persone attive. A portare lo scrittore a questa conclusione, e in generale a interessarsi al mondo dei più piccoli, fu la sua stessa vita, intensa e ricca di avvenimenti.

Giovanni Francesco Rodari, in arte Gianni Rodari, nacque il 23 ottobre 1920 a Omegna, sul lago d'Orta, dove i genitori, originari della Val Cuvia (Varese), si erano trasferiti per lavoro. Giuseppe, il padre, sposò in seconde nozze Maddalena Aricocchi, la madre di Gianni. Giuseppe era proprietario di una panetteria in via Mazzini; Maddalena, invece, lavorava come commessa nella bottega paterna. Gianni era il secondo dei tre figli del padre: il suo fratello preferito era Cesare, il più piccolo. Con il maggiore, Mario, nato dalle prime nozze del padre, i rapporti erano invece piuttosto freddi, forse per la grande differenza di età. Il giovane Rodari era un bambino di corporatura minuta, e piuttosto schivo: al contrario dei fratelli, che erano vivaci e socievoli, legava poco con i suoi coetanei.

Non giovò alla sua timidezza il primo grande dolore della sua vita, che lo colpì quando aveva solo dieci anni: la morte del padre a causa di una broncopolmonite. In seguito a questo evento la madre si trasferì con i figli a Gavirate, il suo paese natale, dove Gianni frequentò la quinta elementare. Negli anni successivi la madre decise di cedere la sua quota dell'attività di famiglia a Mario, il fratellastro di Gianni. Nel 1931 Maddalena lo fece entrare nel seminario cattolico di San Pietro Martire di Seveso (Milano), ma ben presto capì che non era la strada giusta per il figlio e lo iscrisse alle magistrali. Studente attento e vivace, si distinse sempre come primo della classe. In questo periodo sviluppò una forte passione musicale grazie alle lezioni di violino. Inoltre, già a partire dal 1935 Gianni frequentò l’Azione Cattolica e dai verbali delle adunanze di Gavirate risulta che, nel dicembre dello stesso anno, svolse la funzione di presidente.

Nel 1936 avvenne il suo esordio letterario, con la pubblicazione di otto racconti sul settimanale cattolico L’Azione giovanile; iniziò anche a collaborare con la rivista Luce. Nel 1937 lasciò la presidenza dell’Azione Cattolica di Gavirate. Nello stesso anno, si diplomò come maestro, e l'anno successivo iniziò a insegnare, divenendo precettore a Sesto Calende presso una famiglia di ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania. Nel 1939 tentò l’esperienza universitaria iscrivendosi alla Facoltà di Lingue dell’Università Cattolica di Milano, ma dopo aver sostenuto alcuni esami abbandonò gli studi senza laurearsi. In questo periodo trascorse interi pomeriggi a parlare di filosofia con i suoi migliori amici, Nino Bianchi ed Amedeo Marvelli. Negli anni successivi insegnò in alcuni paesi del varesotto: di quel periodo Rodari ricordò che fu una scuola divertente, dove i bimbi utilizzavano la fantasia per correggere gli scritti dello stesso maestro.

Nel 1940, quando l’Italia entrò in guerra, lo scrittore non venne richiamato alle armi in quanto dichiarato rivedibile. Nel 1941 vinse il concorso per maestro e incominciò a insegnare nelle scuole elementari. Ben presto, per sopravvivere, dovette iscriversi al Partito Fascista e accettare di lavorare nella Casa del Fascio. Nel dicembre del 1943 venne richiamato alle armi dalla Repubblica Sociale Italiana e assegnato all'ospedale milanese di Baggio. Traumatizzato dalla morte in guerra dei suoi migliori amici Nino ed Amedeo e dall'internamento del fratello Cesare presso un campo di concentramento in Germania, Rodari gettò la divisa e prese contatti con la Resistenza lombarda, in cui entrò in clandestinità. Come partigiano, fu addetto al controllo dei lasciapassare per evitare che i fascisti, servendosi di documenti falsi, tentassero la fuga in posti più tranquilli. Tra le persone che fermò ci fu anche il grande pittore fascista Mario Sironi, che il poeta riconobbe nonostante si fosse vestito da vagabondo, firmandogli comunque il lasciapassare come omaggio alla sua arte. A partire da questo episodio, l'impegno politico di Rodari venne sempre più delineandosi, e il primo maggio del 1944 si iscrisse al PCI.

Finita la guerra, iniziò la sua carriera di giornalista, con la direzione del giornale Ordine Nuovo, fondato nel 1919 da Antonio Gramsci e della cui figura il blog de Il Tuo Biografo ha parlato in questo articolo. Nel 1947 passò all’Unità, di cui diventò cronista, poi capocronista e infine inviato speciale. A partire dal 1949 Rodari cominciò a rivolgersi al pubblico dei più piccoli con la rubrica La domenica dei piccoli, che curava per l’Unità firmandosi con il nome di Lino Picco. In tale spazio pubblicava filastrocche, fiabe, giochi e vignette e si occupava della corrispondenza con i lettori. Lo stesso Rodari spiegò che la sua prima composizione poetica, Susanna, apparsa il 17 aprile del 1949 proprio in tale rubrica, nacque perché chiesta da una mamma per la sua bambina. Il poeta, dunque, associava la poesia alla presenza materna: questo rapporto adulto-bambino diventò nel tempo un dato costante nella sua produzione.

Nel 1950 il Partito lo chiamò a Roma a dirigere il settimanale per ragazzi Il pioniere, con il quale collaborò per una decina d'anni, sino alla cessazione della pubblicazione stessa. Nel 1951 uscirono la raccolta di filastrocche Il libro delle filastrocche e un'altra opera di grande successo: Le avventure di Cipollino, ambientato in una città abitata da vegetali e da frutti antropomorfi dove regole insensate opprimono la popolazione che, guidata da Cipollino, si ribella alle ingiustizie subite da parte di Principe Limone e dell'aristocrazia locale. Nello stesso anno Rodari pubblicò il suo primo libro pedagogico, Il manuale del Pioniere. Nel frattempo, un decreto della Congregazione del Sant'Uffizio aveva dichiarato che tutti coloro che professavano la dottrina comunista erano da ritenere apostati, pertanto erano scomunicati. In questo clima di guerra fredda, dopo la pubblicazione de Il manuale del Pioniere, il Vaticano definì lo scrittore e pedagogista come «un ex-seminarista cristiano diventato diabolico»; nei cortili delle parrocchie si bruciavano copie dei suoi libri.

Il 25 aprile 1953 Rodari sposò Maria Teresa Feretti, che aveva conosciuto a Modena nel dopoguerra, quando la ragazza lavorava nel Fronte democratico popolare; da questa unione quattro anni dopo nacque una figlia, Paola. Il 13 dicembre dello stesso anno fondò Avanguardia, giornale nazionale della FGCI. Intanto continuava a scrivere per i bambini: nel 1954 pubblicò il libro La Freccia Azzurra, dal quale nel 1996 sarebbe stato tratto l'omonimo film d'animazione. Nel 1957 superò ufficialmente l'esame da giornalista professionista, incarico che peraltro rivestiva egregiamente già da anni. Nel frattempo, nel settembre 1956 era tornato a lavorare all'Unità, dove rimase fino al novembre 1958 con l'incarico di inviato, poi di responsabile della pagina culturale e infine di capocronista. Dal dicembre 1958 passò a Paese Sera come inviato speciale; dello stesso periodo sono le collaborazioni con la RAI e con la BBC.

A partire dagli anni Sessanta Rodari si dedicò con sempre più passione al lavoro con i bambini. Tra le opere scritte per i più piccoli si ricordano Filastrocche in cielo e in terra, un libro per ragazzi con illustrazioni originali di Bruno Munari, la cui prima edizione uscì nel 1960. Seguì, nel 1962, la raccolta di fiabe Favole al telefono, in cui si narra la storia del ragionier Bianchi che, obbligato a stare lontano dalla figlia per lavoro, ogni sera, alle nove in punto, le raccontava una favola al telefono. Nello stesso anno l'autore pubblicò il racconto natalizio Il pianeta degli alberi di Natale, che narra la storia di un bambino che visita il pianeta omonimo. Tra il 1962 e il 1963 Gianni Rodari raggiunse finalmente una certa tranquillità economica grazie alla collaborazione a La via migliore e all'enciclopedia per ragazzi I quindici. Ebbe molto successo anche il suo Il Libro degli errori (1964), una raccolta di filastrocche e di racconti brevi.

Nel 1970 vinse il Premio Andersen, un riconoscimento che nell'ambito della narrativa per l'infanzia equivale al Nobel per la letteratura (per scoprire tutti gli articoli dedicati dal blog de Il Tuo Biografo a libri che hanno vinto questo premio prestigioso, clicca qui). Nel 1973 venne pubblicato il suo unico saggio, un capolavoro pedagogico: Grammatica della Fantasia, un'introduzione all'arte di inventare storie, indirizzato non ai bambini, ma agli insegnanti, ai genitori e in generale a tutti coloro che hanno a che fare con i più piccoli. I temi dell'opera sono quelli più cari all'autore: il bisogno di un assoluto laicismo all'interno della scuola, l'impronta antifascista, gli ideali pacifisti e la centralità della libertà di espressione del bambino, che deve avere la possibilità di trarre le proprie conclusioni. Nel 1978 pubblicò il romanzo breve C'era due volte il Barone Lamberto ovvero I misteri dell'isola di San Giulio, che ottenne un notevole successo di pubblico e fu tradotto in undici lingue.

Fino all'inizio del 1980, Rodari continuò le collaborazioni giornalistiche e partecipò a molte conferenze e incontri nelle scuole italiane con insegnanti, genitori, alunni e gruppi teatrali per ragazzi. Si recò inoltre più volte in Unione Sovietica, dove i suoi libri erano diffusi in tutte le scuole; viaggiò anche in Cina e in Bulgaria. Nel 1979, al ritorno da un viaggio in URSS, Gianni Rodari cominciò ad avvertire problemi circolatori. Il 10 aprile 1980 venne ricoverato in una clinica a Roma per potersi sottoporre a un intervento chirurgico alla gamba sinistra, per risolvere l'occlusione di una vena. Morì quattro giorni dopo, il 14 aprile, per shock cardiogeno. Fu sepolto nel cimitero del Verano, dove tuttora riposa.



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