Henrietta Lacks: un nome che probabilmente non vi dirà nulla, ma che corrisponde a una delle donne più importanti nella storia della scienza. Non fu un medico, né una ricercatrice, anzi: a malapena sapeva leggere e scrivere. Eppure, grazie a lei, oggi dottori di tutto il mondo dispongono di farmaci per combattere la leucemia, il morbo di Parkinson, altre forme tumorali fino anche all'AIDS. Solo per dirne alcune. Si può dire che la vita di Henrietta Lacks sia stata determinante per tutti noi, e continui a esserlo: chi fu dunque questa donna straordinaria?
Afroamericana, nata nello Stato della Virginia nel 1920, poco dopo aver partorito il suo quinto figlio, ad appena trentun anni, Henrietta fu operata di un aggressivo tumore che si era formato nel suo utero nel corso di appena due mesi. Erano i tempi della segregazione razziale, di reparti ospedalieri divisi per bianchi e per neri, ed Henrietta si affidò al suo medico speranzosa e timorosa, confidando di poter tornare presto dalla sua famiglia in buona salute. Nel gennaio del 1951, nel corso dell'intervento, il ginecologo di Henrietta, il dottor Harald Jones, praticò sulla paziente una biopsia, senza però prima informarla né chiederle il permesso. Inviò i tessuti prelevati all'anatomo-patologo del Johns Hopkins Hospital, il dottor George Gey, che, quando si trovò in laboratorio ad analizzare il campione, osservò al microscopio qualcosa di mai visto prima. Le cellule di Henrietta si riproducevano a una velocità straordinaria e, a differenza di qualsiasi
altra coltura cellulare esaminata in precedenza, non morivano.
Fino ad allora infatti qualsiasi coltura cellulare umana osservata in laboratorio aveva mostrato di deperire nel corso di pochi giorni. Questo rendeva impossibile qualsiasi forma di ricerca duratura sulle cellule umane - dunque, per esempio, di sviluppare prontamente cure o vaccini sperimentati al di fuori del corpo umano. Ma le cellule di Henrietta - chiamate cellule HeLa, dalle iniziali della paziente - sembravano invece immortali, tanto da essere per l'appunto definite come le prime cellule immortalizzate nella storia della scienza. A causa del papilloma virus che aveva attaccato il suo utero, le cellule di Henrietta erano mutate: osservate al microscopio, avevano la capacità di raddoppiare di numero nel corso di sole ventiquattro ore.
La scoperta del dottor George Gey cambiò il corso della ricerca internazionale, tanto che di lì a poco la linea cellulare HeLa cominciò a essere commercializzata nei laboratori scientifici di tutto il mondo, permettendo così l'avanzamento della medicina in innumerevoli campi diversi. Grazie alle cellule HeLa nel 1953 fu trovato il vaccino contro la poliomielite, all'inizio degli anni Sessanta le cellule HeLa furono lanciate nello spazio per studiare l'effetto dei viaggi cosmonautici sul corpo umano, nel 2008 grazie alle cellule HeLa il dottor Harald Zur Hausen vinse il Premio Nobel per le sue scoperte sul papilloma virus e nel 2020 le cellule HeLa sono state determinanti nella conduzione della ricerca sul COVID-19.
Ma quali furono gli effetti di questa scoperta sulla vita di Henrietta?
Operata nel gennaio del 1951, a ottobre di quello stesso anno morì nel silenzio. Le sue cellule tumorali si sviluppavano tanto velocemente in laborat
orio quanto nel suo stesso corpo, non lasciandole scampo. Così come lei, neppure la sua famiglia fu mai informata né di quella prima biopsia, né della diffusione e commercializzazione di quelle cellule o delle incredibili scoperte permesse dello studio sulle cellule HeLa. Almeno fino agli anni Settanta: quando i discendenti della donna furono contattati dai ricercatori della Johns Hopkins University per partecipare a uno studio genetico; gli studiosi si chiedevano infatti se la particolarità delle cellule di Henrietta fosse stata trasmessa anche ai suoi figli. Fu così che la famiglia Lacks scoprì, dopo ben venticinque anni, quanto Henrietta fosse stata fondamentale nella storia della scienza. Nonostante questo, né a loro né alla donna fu riservato alcun riconoscimento, morale o economico. La famiglia Lacks non aveva né mezzi né conoscenza per opporsi efficacemente a questo trattamento e così continuò a vivere nella solita modestia.
Tutta questa storia sarebbe rimasta sconosciuta se Rebecca Skloot, una divulgatrice scientifica statunitense, non avesse deciso un giorno di provare a svelare la storia che si celava dietro alle preziose cellule HeLa. La donna si era infatti incuriosita al mistero delle cellule HeLa ai tempi dell'università, durante le lezioni di biologia: parlando di questa particolare e preziosa linea cellulare, il suo professore aveva infatti saputo dire che si chiamava così a causa della loro donatrice, Henrietta Lacks, senza però saper aggiungere nient'altro. Così, sempre memore di quell'episodio, Rebecca Skloot molti anni dopo decise di indagare sulla vicenda, per riportare in vita la storia e la personalità di Henrietta, la cui esistenza era stata tanto fondamentale quanto dimenticata.
C'è una foto sulla mia parete di una donna che non ho mai conosciuto, l'angolo sinistro dell'immagine è strappato e tenuto insieme con il nastro adesivo. Lei guarda radiosa verso la macchina fotografica e sorride. Le mani sui fianchi, il vestito perfettamente stirato, le labbra di un rosso vermiglio. E' il 1940 inoltrato e lei non ha ancora compiuto i 30 anni. La sua luminosa pelle scura è liscia e i suoi occhi ancora giovani e ridenti, inconsapevole che un tumore stava crescendo dentro di lei - un tumore che avrebbe lasciato i suoi cinque figli senza madre e che avrebbe cambiato il futuro della medicina. Sotto la foto, una scritta riporta il suo nome: «Henrietta Lacks».
Così inizia La vita immortale di Henrietta Lacks, edito in Italia da Adelphi, che di fatto racconta la biografia di Henrietta calandone la sfera privata nei tempi e nella società in cui viveva.
Apparteneva a una famiglia afroamericana molto povera e lavorava in una piantagione di tabacco. Madre di 5 figli, morì quando aveva 31 anni a causa di un cancro alla cervice. È stata una delle più importanti figure sconosciute della medicina mondiale ma lei non lo ha mai saputo.
Quando la biografia di Rebecca Skloot uscì negli Stati Uniti, nel 2010, rimase in testa alla New York Times Bestselling List per più di sei anni di seguito. Con i proventi dei diritti d'autore l'autrice diede vita alla Henrietta Lacks Foundation, con la quale si impegnò a sovvenzionare gli studi di tutti i discendenti di Henrietta, oltre che la loro assicurazione sanitaria, di cui fino a quel momento erano stati ironicamente sprovvisti - non potendo dunque accedere alle stesse cure che le cellule della madre avevano permesso di sviluppare.
La vita immortale di Henrietta Laks è una biografia avvincente, che narra gli anni di indagini dell'autrice per risolvere il mistero che l'attanagliava e che rende onore alla personalità di una donna fondamentale per la recente storia dell'umanità, raccontandone la normalità di donna afroamericana nella prima metà del Novecento. È inoltre un libro che, strappando all'oblio l'identità di una vita essenziale per tutti noi, la fa confluire nella storia della scienza, mantenendo sempre un registro accessibile a tutti.
Nel corso del 2020, forse anche ispirato dall'ascesa del movimento di Black Lives Matter (di cui qui, se vi interessa, ho raccontato tutta la storia, dall'inizio), l'Howard Hughes Medical Institute, la più grande organizzazione non profit di ricerca biomedica degli Stati Uniti, ha devoluto un'ingente donazione alla Henrietta Lacks Foundation, nel tentativo di riparare allo sfruttamento a lungo disconsciuto di materiale organico degli afroamericani, dal loro genoma finanche ai loro stessi corpi. Per diversi decenni, infatti, molti afroamericani furono ad esempio coinvolti a loro insaputa nella ricerca della cura alla sifilide - solo che, mentre alle persone di origine caucasica venivano somministrati i farmaci, agli afroamericani era immancabilmente riservato il placebo. Oggi La Henrietta Lacks Foundation rappresenta, oltre che i discendenti di Henrietta, anche i familiari dei numerosi afroamericani che, tra gli anni Trenta e gli anni Settanta del Novecento, furono coinvolti in diverse ricerche scientifiche, senza però esserne stati prima informati o senza che avessero potuto dare il proprio consenso: proprio come era accaduto a Henrietta, che finalmente - anche se sempre troppo tardi - grazie a La vita immortale di Henrietta Lacks della storia della scienza è diventata finalmente protagonista.
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