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Immagine del redattoreNina Ferrari

7 regole per scrivere bene del premio Nobel V.S. Naipaul a un giovane scrittore

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Vidiadhar Surajprasad Naipaul (1932-2018), abbreviato in V.S. Naipaul, è stato uno scrittore caraibico, naturalizzato britannico, famoso per le sue opere di narrativa spesso ambientate in luoghi lontani, intrise di umorismo e sagace critica nei confronti di un certo modo - secondo lui eccessivamente indulgente - nel raccontare la sua terra d'origine, e in generale i Paesi del Terzo Mondo. Nel mondo post-coloniale descritto da Naipaul nessuno è scevro da difetti né responsabilità, né gli ex-colonizzatori né gli ex-colonizzati: la sua prosa, condizionata da uno sguardo profondamente ironico, nel 2011 gli valse il Premio Nobel per la letteratura: «Per aver unito una narrazione percettiva a un'osservazione accurata e incorruttibile, obbligandoci ad aprire gli occhi su storie che prima ci erano occultate».


A V.S. Naipaul il blog de Il Tuo Biografo ha dedicato sia un approfondimento sulla sua biografia, che se volete leggere trovate qui, che un articolo dedicato a In uno Stato Libero, uno dei suoi romanzi più famosi e certo uno dei più amati, che tra l'altro nel 1971 gli valse il prestigioso Man Booker Prize: se vi va di sfogliare tutti gli articoli che il blog de Il Tuo Biografo ha dedicato a V.S. Naipaul, li trovate qui.


V.S. Naipaul era notoriamente poco interessato a risultare simpatico - ed era in odore, per altro, anche di malcelata misoginia. Nonostante questo, nessuno, anche tra i più accaniti dei suoi detrattori, ha mai negato la scrittura sopraffina di questo autore, che, a proposito del modo in cui egli stesso aveva iniziato a scrivere professionalmente quando era giovane, un giorno disse: «All'inizio dovetti dimenticare tutto ciò che avevo scritto prima dei 22 anni. Abbandonai tutto ciò che sapevo e cominciai a scrivere come un bambino». Ovvero, si forzò di abbandonare ogni velleità artistica per tornare al senso stretto di ogni frase, ogni concetto, semplificandolo al massimo, e concentrandosi sulla pura comunicazione. Solo in questo modo sarebbe diventato consapevole dei suoi tic narrativi, dei suoi compiacimenti stilistici e del suo abbandonarsi al gergo tecnico o accademico (essendo uno studente brillante, il giovane V.S. Naipaul aveva ottenuto una prestigiosa borsa di studio dell'università di Oxford, dove infatti si era laureato). Solo in questo modo avrebbe potuto consapevolmente abbandonare il superfluo per tenere l'indispensabile.


All'inizio degli anni Duemila, quando già aveva vinto il Nobel per la letteratura, la rispettata rivista indiana Tehelka chiese a V.S. Naipaul se avesse qualche suggerimento per i suoi giovani autori, in modo che potessero migliorare sia la composizione che il linguaggio dei loro componimenti. Naipaul prese molto sul serio questa richiesta: pensò alla risposta, la scrisse, la corresse più volte e infine mandò alla redazione di Tehelka un fax contenente sette regole, che si rifacevano chiaramente agli esercizi che lui stesso aveva praticato ai suoi esordi. Quel fax divenne un quadro affisso in bella vista nella redazione del giornale, per guidare e ispirare le future generazioni.


Ecco le 7 regole di V.S. Naipaul a un giovane scrittore:


1. Non scrivere frasi lunghe. Una frase non dovrebbe avere più di dieci o dodici parole.


2. Ogni frase deve affermare chiaramente un concetto. Deve aggiungere qualcosa alla frase precedente. Un buon paragrafo contiene una serie di dichiarazioni chiare e legate tra loro.


3. Non usare paroloni. Se usi soprattutto paroloni lunghi c'è qualcosa che non va. L'uso di parole brevi ti obbliga a pensare a ciò che stai scrivendo. Persino le idee difficili possono venire scomposte in parole brevi.


4. Non usare mai parole del cui significato non sei certo. Se ti capita di usare parole di cui non sei sicuro, cercati un altro lavoro.


5 . Un esordiente dovrebbe evitare l'uso di aggettivi, a meno che non indichino colore, grandezza e numero. Usa il minor numero possibile di avverbi.


6. Evita l'astrazione. Scegli sempre la concretezza.


7. Ogni giorno, per almeno sei mesi, pratica la scrittura in questo modo. Parole brevi; frasi corte, chiare e concrete. Potrà sembrarti scomodo, imbarazzante, ma ti allenerà all'uso del linguaggio. Potrebbe persino aiutarti a liberarti delle cattive abitudini acquisite in precedenza, a scuola o all'università. Potrai superare e abbandonare queste regole una volta che le avrai comprese a fondo e padroneggiate.


***


Sono molti gli autori, spesso anche eccezionali, che hanno riflettuto su cosa renda grande la scrittura e su quali siano le regole da seguire quando si vuole scrivere un romanzo. Senza credere che alcuno di questi suggerimenti sia un dogma, il blog de Il Tuo Biografo si diverte di tanto in tanto a riportare queste riflessioni nei suoi «consigli di scrittura»: se vuoi sfogliarli tutti, clicca qui.



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